Soprattutto se sei un insegnante
Grace “Amazing Grace” Murray Hopper era una donna minuta, persino fragile agli occhi degli altri, ma che con la sua vita ha dimostrato come la curiosità sia alla base di ogni cambiamento di prospettiva.
Classe 1906, quando a sette anni smontò delle sveglie solo per capirne il funzionamento fu chiaro che nulla avrebbe fermato la sua curiosità. Pioniera della programmazione di computer, inventò uno dei primi strumenti relativi al compilatore e rese popolare l’idea dei linguaggi di programmazione indipendenti dalla macchina, portando allo sviluppo del COBOL, un linguaggio di programmazione ad alto livello ancora oggi in uso.
Perché ti parlo di lei? Perché sua è una delle frasi che diversi anni fa mi ispirò:
“La frase più pericolosa in assoluto è: abbiamo sempre fatto così.”
Grace Murray Hopper
Quando lessi per la prima volta queste parole, ricordo chiara la sensazione di urgenza di averle in evidenza ogni giorno, così le stampai e le misi vicino al pc in quella che, all’epoca, era la mia postazione in ufficio.
Rileggerle mi ricordava l’importanza di cambiare, di imparare costantemente affinché il mio fosse un approccio sempre nuovo, innovativo, contaminato e connesso.
Imparare è una porta aperta sul futuro
Quando ci si fa spazio nel si è sempre fatto così, avviene sempre qualcosa di straordinario, e di dirompente. Qualcosa che rende scomodo il conosciuto, la routine dei gesti, dei processi, dei modelli e dei paradigmi ormai radicati.
Ma accadono anche incontri che riportano all’equilibrio delle cose, perché permettono di conoscere esperienze che, seppur nella loro fatica, hanno alla fine lasciato il segno buono della crescita e del far succedere la vita di ragazzi e ragazze gifted in ascolto delle loro complesse necessità.
Ed è esattamente quello che è accaduto quando recentemente ho incontrato una dirigente di un istituto di istruzione superiore.
Di fronte a me, in una breve videochiamata, ho scoperto una donna che, prima della sua professione, ha mostrato la sua storia, simile a quella di molti genitori di ragazzi gifted.
Prima del ruolo, la persona
Con cura e delicatezza mi ha parlato delle luci e delle ombre in uno sviluppo a montagne russe, fatto di momenti immensi, di curiosità insaziabile, di pensieri talmente originali da essere atipici e di quei dolori profondi, a volte improvvisi, che lasciano segni difficili da mandare via, e a cui, spesso, non si sa dare sollievo proprio perché troppo densi.
Ma è anche la storia di quei genitori che hanno tenuto duro, chiedendo aiuto e sostegno e che hanno agito per rafforzare la socialità, per dare strumenti di amicizia e di condivisione che troppo spesso, proprio perché la diversità negli occhi degli altri diventa un mostro da evitare per i ragazzi gifted, si fa fatica a rafforzare per paura del giudizio.
“Quasi tutti abbiamo avuto almeno un insegnante che ci ha ispirato e ci ha cambiato la vita. Questi insegnanti si sono distinti e sono riusciti ad arrivare a noi, ma lo hanno fatto nonostante la cultura di base e gli schemi dell’istruzione pubblica.”
L’errore o il successo?
Notare e rilevare cosa non va bene, chi non fa, chi non è presente o non vuole cambiare prospettive. Quanto è più facile? L’errore è lì, alla vista di tutti ma soprattutto alla portata del giudizio di tutti.
Ma quando tutto questo si ferma al solo rilevare, non ci sarà mai davvero possibile iniziare a guardare cosa c’è solo uno sguardo un po’ più il là.
Ecco perché, per quanto la mia sia una voce come tante altre, voglio ringraziare attraverso questa esperienza tutti coloro che invece ci sono.
Che si mettono in gioco, che non si fermano malgrado le difficoltà che la nostra scuola oggi ancora ha.
Che hanno voglia di sperimentare, di ascoltare, di cambiare e di far cambiare le cose, mentre sono consapevoli che ci vorrà sì tempo ma che forse questo tempo, proprio perché condiviso con altri motivati come loro, è ben speso e porterà quel cambiamento che già oggi non è più solo sognato.
Insegnare è anche ricevere
C’è poi un vantaggio nell’imparare a vedere davvero: possiamo ricordarci che non siamo divisi, tra ciò che siamo e facciamo nel nostro lavoro, e ciò che siamo nei nostri pensieri e nelle azioni di tutti i giorni. E che quello che appartiene alla nostra più profonda umanità può e deve essere fuoco e spinta per le azioni concrete al servizio di tutto quello che facciamo ogni giorno.
È una lezione importante da vivere, perché ci fa imparare quanto, dall’altra parte della nostra teoria mentale di come le cose si debbano fare o dovrebbero andare, c’è una libertà differente, che non è assenza di fatica o di difficoltà ma è potere della propria esistenza. Di esserci senza essere sballottati, senza perdersi, senza sentirsi incapaci di gestire quello che accade.
Di esserci prima con noi stessi e poi per gli altri, perché è davvero solo dalla nostra umanità che può alzarsi quella mano tesa verso l’altro. Spalle dritte contro le critiche di chi, invece, non ha ancora il coraggio di credersi. Di darsi la possibilità di vivere diversamente.
E proprio a coloro che troppe volte ancora rispondono che è difficile, che come insegnanti o dirigenti si chiudono in un “non si può fare solo per uno tra tanti” perché vedono solo ciò che manca (strumenti, tempo, forze) vorrei solo dire: vi state perdendo la vera ricchezza della vita.
Perché è nella diversità che c’è quella conoscenza che ancora non abbiamo, il punto di vista innovativo, il futuro che inizia a muovere i primi passi. C’è il cambiamento che non spaventa perché è sempre umano e per questo, delicato o dirompente che sia, può mostrarvi che non è della strada che avete paura, ma del non saperci camminare sopra. E questo potete impararlo.
Aprire la vita a ciò che è diverso significa varcare una soglia
È una decisione che sa di sbilanciamento, di quel passo in avanti mentre sei in bilico perché non hai ancora toccato terra e temi di poter cadere.
Siate curiosi. Siate ferocemente curiosi della diversità. Non lasciate che il vostro pensiero si fermi a ciò che è stato sempre fatto, perché non c’è una sola cosa a mondo che non evolve, che non cambia, che non subisca cambiamenti di forma, stato, essenza.
Non rimanete dietro ad un sipario che non vi protegge da nulla ma che invece vi nasconde la bellezza e l’originalità di ragazzi e ragazze unici e preziosi.
Siate curiosi e fatevi contaminare dai loro mille ragionamenti, dalla loro capacità di approfondire, dalla scintilla dei loro pensieri, dalle risposte fuori schema.
“Non vorrei che fosse più facile, vorrei che tu fossi migliore. Non desiderare meno problemi, desidera più abilità. “
Jim Rohn
Lasciatevi andare alla sfida, perché è solo così che avrete la possibilità di essere il vostro prezioso lavoro, di sentirne meno il peso e molto di più la gioia e il coinvolgimento. Di scoprirvi di nuovo appassionati, di comprendere quanto davvero potete impattare nella vita delle generazioni che domani saranno parte di un futuro che riguarderà sempre meno il singolo e sempre di più il mondo intero.
Coraggiosi allora tutti coloro che invece scelgono di non nascondersi dietro certezze fragili, che mettono in discussione la propria vita ogni giorno e che per questo le concedono il privilegio di evolversi nell’interazione aperta con il resto del mondo.
State in ascolto di queste giovani voci e dategli uno spazio fatto di abbracci autorevoli e mai autoritari, perché nell’essere accolte, riconosciute, viste – a volte per la prima volta – che quelle stesse voci vi restituiranno qualcosa che non ha prezzo: il loro successo come esseri umani.
“Penso a tutti i giovani che ho incontrato in giro per il mondo. È una generazione che rappresenta un potenziale che sarà realizzato con modalità che al momento ignoriamo. Immaginate le rivoluzioni positive che ispireranno. I discorsi che faranno. Le politiche che attueranno. Le leggi che voteranno. Non è la parte della politica internazionale che attira di più l’attenzione, ma alla fine può essere ciò che incide di più.”
Barack Obama – 2016
(Questo articolo è presente sul blog di Connessioni di Talento)
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